i. assaporando
mi dice che il dolore va assaporato
e io, con il telefono stretto
aspetto che le sue parole
mi scendano dentro:
mi preparo ad assaporare
sento scricchiolare le orecchie
sento l’aria girare nella stanza
sento le sue parole
scendermi giu’
sento il dolore—io che odio sentire
ascolto il dolore—io che odio ascoltare
lo tengo stretto stretto
come i cuscini
che finalmente ho dato via
perche’ prendavano polvere
dopo, appoggio il telefono al suo posto e
la testa direttamente sul materasso
fisso lo sguardo sul soffitto buio e
immagino cosa potrei offrire io -
ad un panorama di dolori acuti
o di dolori tenui—come onde impercepibili su un mare calmo
—di dolori che fioriscono su campi
vasti, infiniti
intere urne di dolore—
ceneri da distribuire—
salme da porre:
"dolore, ehila’, dolore da vendere"
poi, ancora,
dolore da sacrificare
sugli altari di qualche dio straniero
cosi’ difficile da comprendere
cosi’ difficile da accontentare
la stanza viene allagata:
un diluvio di dolore
suo—loro—nostro— indistinto—
ed io, piccola piccola,
sotto tutte quelle onde,
un’Atlante moderno
che con un dito fa crollare il mondo
ma salva le maree
ii. allagamento
(per dario)
invece, io, –
I’m looking to express …
soltanto che poi
m’inceppo – inciampo – m’incanto – mi
blocco
e cosi’ resto a
meta’ frase:
I haven’t said a damn thing
e tu li’ che aspetti.
il silenzio si allunga – si allarga –
allaga la stanza
(noi nuotiamo)
but then I realise,
while treading water,
che quello che provo sta
da qualche parte
a due inmezzo lingue
che s’incrociano s’incontrano - scavano e si dimenano
cercano poi si ritraggono tra un morso e
un muggito
e le parole, intanto, scappano
corrono – corrono
e mi… no, ci… lasciano
qui, qui, senza fiato, qui.
iii. ricordo
voglio scrivere qualcosa di bello, oggi:
voglio catturare Firenze in
qualche frase
per potermela rileggere
quando il cielo grigio inglese
mi dice cose che non voglio sentire
il sole cocente
lo voglio imprimere su un foglio:
quando apriro' questo quaderno
mi accechera' la vista
e cosi' vedro' soltanto
Firenze Firenze... e ancora Firenze
mi commuovero' da sola
in una stanza buia
dove non sentiro' altro che i piedi
dolenti
dopo ore di cammino su
strade di coccio
dove in cui vedro tutto:
lampioni chiese ponti gente...
quanta gente: quanta gente a Firenze
turisti artisti scrittori esploratori
e i fiorentini:
mi dimentico sempre dei fiorentini
ecco che mi preparo a scrivere qualcosa di bello:
lasciando tracce di un
accento fiorentino,
per potermi rifare il palato
quando di nuovo l'inglese
mi avra' ingulfato i sensi.
Friday, 23 May 2008
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